L’ANGELO DELLE 3 CIME

Colgo con piacere l’invito degli amici di Arte Comelico a contribuire al dialogo artistico nel sito dell’Associazione con una riflessione su una mia opera pittorica. Durante l’ultima assemblea ho proposto questa modalità per arricchire lo scambio di idee e per approfondire la reciproca conoscenza. Data l’accoglienza favorevole, mi accingo a parlare di un mio quadro realizzato in occasione della mostra “Persone e luoghi dalle Dolomiti al Sile” presso Ca’ Robegan di Treviso, nel luglio dello scorso anno.

Da tempo mi riproponevo di accompagnare i miei quadri, quando possibile, con qualche riflessione scritta in primo luogo per me, per poter ricordare come era nata l’idea, quale spinta mi aveva fatto decidere di dipingere un determinato soggetto e soprattutto cosa ho provato o scoperto mentre lo realizzavo, quali emozioni ho vissuto e quali possibilità mi ha aperto.

Ecco allora come è nato “L’Angelo delle 3 Cime”.

Una sera un amico era venuto a cena da noi in uno dei suoi “momenti difficili”. Ci raccontò che, tempo addietro era salito alle tre Cime di Lavaredo e che aveva fotografato la statua di un Angelo monumentale situata appena più sotto della chiesetta che si incontra sul sentiero che porta al rifugio Lavaredo. La statua e in particolare lo sguardo lo aveva colpito tantissimo, al punto che lui, musicista, aveva composto un brano al pianoforte dedicato a questo Angelo.

Ascoltai il brano musicale: drammatico, incalzante, coinvolgente.

Mi feci mostrare la fotografia. Era davvero una statua imponente che si stagliava poderosa davanti alle 3 Cime. Strano, sono passata tante volte su quel sentiero ma non mi sono mai accorta della sua esistenza né tantomeno di qualche segnalazione che la riguardasse.

Mi feci inviare la foto dal nostro amico. Quell’Angelo mi parlava. Cercai qualche informazione sullo scultore che aveva realizzato quella statua, si trattava di Vittorio Morelli di Ancona, bersagliere di stanza ai piani di Lavaredo, data 1916. Il monumento fu dedicato ai bersaglieri dell’ottavo reggimento e a tutti i caduti nelle battaglie attorno alle Tre Cime. Alto 2 metri e mezzo, a prima vista sembra un’opera del ventennio fascista per la sua imponenza e per l’espressione del volto. Qualcuno lo ha chiamato l’Angelo guerriero ma, per quanto viene riportato dalle fonti, Morelli stesso precisò che la statua rappresenta lo “Spirito della Montagna”.

Riguardando la foto fui colpita di nuovo da quello sguardo: profondo, penetrante, puntato verso l’orizzonte infinito della pianura. Mi colpì anche la forma della spada, senza punta e conficcata in una serie di catene quasi a volerle rompere, catene adagiate una sull’altra come le spire di un serpente.

Sì – pensai – è davvero lo Spirito della Montagna, creato da un bersagliere scultore a memoria dei suoi compagni caduti nella grande guerra e che ora è là a proteggere le montagne da altre insidie….

Così mi sono messa a dipingere questo soggetto e ancora una volta dipingere è diventato per me un’occasione per conoscere di più il mondo che mi circonda, ed è un modo bellissimo, faticoso ma appagante. Lavorare con matite, colori e pennelli mi permette inoltre di dare forma a immagini antiche e simboliche che ritrovo dentro di me, un tesoro in comune con molti. E poi il silenzio e la concentrazione durante l’esecuzione, la delusione per un colore sbagliato ma anche la soddisfazione per un contrasto tonale riuscito: – quei licheni che hanno invaso il volto, bello quell’ocra aranciato, mi piace. I sassi, come si fanno i sassi? Ah, ecco, bellissimo, ci riesco – ……… Un continuo dialogo interiore.

Dipingendo l’Angelo ho voluto aggiungere un fiore nel basamento, un piccolo papavero retico, simbolo della vita che resiste.

A.M.Bortolini

Annamaria Bartolini